In febbraio l’Isola di Pianosa, chiamata dagli antichi romani Planasia e
successivamente dagli arabi Pilanoze , mantiene
il livello di bellezza degli
altri mesi dell’anno. Questo lembo di terra, circa 8 miglia a sud
dell’Isola d’Elba, ricco di risorse storiche e naturali, continua anche
a mostrare tutta la sua decadenza da quando decisioni, forse troppo
affrettate, hanno portato all’abbandono del carcere-isola con immediata
interruzione delle attività agricole e zootecniche conosciute in tutto il
mondo. La
visione dell’insieme porta a tristi riflessioni e il pensiero si rivolge ad
un futuro ricco di attese, in particolare, ad uno sviluppo di attività
compatibili con l’ambiente in una sana economia. Inoltre fa nascere amare
considerazioni pensando al “Protocollo di intesa tra Regione Toscana,
Provincia di Livorno, Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e il
Comune di Campo nell’Elba” del 2001 con il quale si prevedeva di
concertare, assieme al Ministero delle Finanze e al Ministero dell’Ambiente,
iniziative per il recupero e riqualificazione ambientale, al fine di
predisporre ed iniziare lo sviluppo sostenibile.
L’accordo
non è mai stato attivato in modo organico e si è andati avanti con
iniziative singole spesso disarticolate. L’Isola di Pianosa, chiamata un
tempo anche “isola del diavolo”, è oggi parte del territorio del Comune
di Campo nell’Elba. Negli ultimi 150 anni è appartenuta dapprima al
Granducato di Toscana e quindi al Regno d’Italia ed alla Repubblica Italiana,
con esperienze legate soprattutto alla colonia penale agricola ed al
carcere duro. Ultimamente è ritornata
territorio aperto a tutti e tutelato, sulla base di regole specifiche, dal
Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Sta vivendo da 5 anni la sua triste
realtà senza far intravedere
prospettive positive. Gli anni passano nell’indifferenza. Le diverse
stagioni dell’anno si succedono con mesi di attività alterna dove
soprattutto l’amore per l’isola genera attenzione e forza per effettuare
gli interventi di ogni giorno con lo scopo di rallentare il degrado.
Negli
ultimi anni sono stati fatti diversi studi per il recupero ambientale di
Pianosa. Dal 2000 al 2001 l’Arch.
Davide Montauti di Marina di Campo ha effettuato delle ricerche sugli immobili
ed approntato alcuni progetti. In particolare si è impegnato con dedizione al
recupero della Casa dell’Agronomo, uno dei più bei gioielli architettonici
dell’isola, costruito secondo un’armonica integrazione dello stile
coloniale con il barocco meridionale. A parte gli elogi e gli apprezzamenti,
sono mancate le valide iniziative per portare l’isola agli antichi splendori
Durante
tutto l’anno, partendo da Porto Azzurro, si può
visitare Pianosa , una volta alla settimana e per qualche ora, con la
linea marittima Toremar. Anche da Marina di Campo, dove c’è una piccola
base navale dell’Amministrazione Penitenziaria impegnata in attività marine
lungo le coste dell’Elba, si effettuano delle partenze bisettimanali con una
Motovedetta il cui servizio prevede tempi di permanenza a Pianosa di alcune
ore. Il servizio permette di effettuare
rifornimenti vari, trasporti tecnici e amministrativi, controlli speciali.
Nell’attraversamento del canale fra l’Elba e Pianosa, la Motovedetta
qualche volta sorprende delle balenottere che affiorano lente e silenziose
sulla superficie del mare.
Tutto
il patrimonio dell’Isola di Pianosa è affidato alla cura di un Presidio che
dipende direttamente dall’Amministrazione Penitenziaria del Carcere di
Porto Azzurro. Proprio in questi ultimi giorni è stato nominato, quale
nuovo Direttore dell’Amministrazione Penitenziaria, il dott. Rosario
Tortorella il quale si è immediatamente attivato per dare soluzione ai
problemi esistenti. Il suo impegno si è subito rivolto a consolidare la
sicurezza del carcere di Porto Azzurro ma anche a migliorare la qualità dei
servizi, rivolgendo particolare
attenzione al reinserimento dei detenuti nella società civile. Ha compreso
che l’Isola di Pianosa, per le sue caratteristiche attuali, può facilitare
tale reinserimento in un contesto di operosità economica e sociale. Il
Presidio di Pianosa si avvale di Agenti della Polizia Penitenziaria che
operano in modo continuativo sull’Isola. Alcuni dipendono dal Servizio
Navale, comandato dal Preposto Maurizio Mastrosimone e altri dipendono dal
Servizio Terrestre, comandato dal Commissario Stanislao Munno.
Il Servizio Terrestre è impegnato, nella salvaguardia del territorio,
che comprende, oltre alle ricchezze storico-naturali, anche gli immobili
ancora gestiti dall’Amministrazione Penitenziaria, con le cinque
Diramazioni. Inoltre ha il controllo di una decina di detenuti che lavorano su
Pianosa in semi-libertà. Si trovani sull’isola, in questo periodo
invernale, gli Agenti di Polizia Claudio Cuboni, Michele Comune e Sandro
Cortis. Sul mare, e normalmente lungo le coste dell’isola, opera il Servizio
Navale che dispone su Pianosa di
una Motovedetta. Spettano ad esso alcuni compiti qualificati come gli
interventi per la sicurezza in
mare, lo svolgimento dei servizi di polizia marittima e di antinquinamento, il
trasporto di persone per esigenze varie. Il personale di Polizia del Servizio
Navale, che in questi giorni di febbraio presta servizio sull’isola, con presenza settimanale, è formato da Gustavo Agnotti, Nicola
Montesanto e Mario Pasquali. Il servizio sull’Isola di Pianosa della Polizia
Penitenziaria è anche necessario per evitare, o almeno limitare, la
dispersione del patrimonio come avvenne per l’Isola di Montecristo negli
anni 1945-1946. In tale periodo, nella situazione caotica e senza alcuna
protezione, quest'isola venne praticamente saccheggiata e l’ambiente subì
forti danni.
Nell’estate
degli ultimi anni l’isola è apparsa vivace e gioiosa con una predominanza
dell’effimero e sotto il controllo di forze istituzionali che hanno
assicurato la sicurezza. Il Comune di Campo nell’Elba, con impegno e
nei limiti delle proprie competenze, continua a portare avanti, da alcuni
anni, il progetto delle gite naturalistiche e turistiche giornaliere,
realizzando grandi flussi turistici. In accordo con il Parco Nazionale
dell’Arcipelago Toscano, che tutela l’ambiente
dell’isola, l’iniziativa dei viaggi contingentati porta, in
situazione normale, fino a 100 persone al giorno, con partenze da Marina di
Campo. I visitatori, restando molte ore, possono ammirare le bellezze
dell’isola. La nave veloce, le guide turistiche, gli autobus e la mensa
forniscono servizi di qualità secondo programmi specifici. Ogni tanto, nelle
mattine d’estate, sul mare presso l’isolotto della Scola dove si fermò il
feroce pirata Dragut nel 1553 per
cannoneggiare l’abitato di Pianosa, si vedono affiorare i delfini che
danzano seguendo il movimento delle onde. Da lontano l’Isola d’Elba e
l’Isola di Montecristo assistono con muta ammirazione allo spettacolo.
In
inverno la vita è completamente diversa nella più completa desolazione.
Incontrando il personale dell’Amministrazione Penitenziaria si può
comprendere e apprezzare questa presenza sull’isola. L’impegno costante ed
il senso di responsabilità, che si manifesta giorno dopo giorno, anche in
situazioni difficili, fa nascere un profondo senso di riconoscenza.
Passeggiando
per il paese dalla “Darsinetta” (antica piccola Darsena romana), davanti
al grandioso monumento naturale del Marzocco, proseguendo verso la Catacomba
di fronte al Forte Teglia e percorrendo Via Vittorio
Emanuele , si arriva presso la piazzetta della Chiesa dove c’è
la lapide, sulla facciata principale, che ricorda il Presidente della
Repubblica Sandro Pertini, prigioniero politico a Pianosa. Guardando verso
nord fino alla punta del Marchese, dove si trova l’antico Porto Romano, il
panorama è bellissimo e l’occhio si sofferma sulla spiaggia sabbiosa di
Cala Giovanna, sui fondali coperti dalle praterie di Posidonia e sui ruderi
romani del Bagno d’Agrippa, a fianco dell'orrenda muraglia fatta costruire
dal gen. Dalla Chiesa, sotto una bianca tensostruttura che fa rimanere
perplessi. Scendendo poi verso la
bella pinetina, fra l'ex-mensa degli Agenti e la Scuola ormai in disuso, si
arriva a pochi passi dal mare. Con lo sguardo verso destra, si può vedere in
lontananza la stradina che fiancheggia il Forte Teglia dalle mura merlate,
tipiche dello stile del secondo Direttore di Pianosa Cav. Ponticelli. Al
termine del percorso si arriva alla Grotta-prigione che ha sul muro interno,
dietro le sbarre arrugginite corrose dal tempo e dalla salsedine, una frase
“W Re d’Italia 1863” di valore storico. Sull’estremo piazzale situato
in alto sulla punta del Forte si erge, dolce e di bianco vestita, la
Madonnina, con il viso rivolto verso la costa sud dell’Elba come se fosse in
silenziosa preghiera. L’immagine è uno dei simboli di Pianosa colmo di
dolcezza e spiritualità. Più in basso, la roccia mostra delle crepe che
soggette a continue intemperie si allargano lentamente, facendo capire quanto
incerto sia il futuro di Pianosa. In cielo, nel sole, portati dalle folate di
Maestrale, volteggiano i Gabbiani con il loro grido gutturale.
In
questo scenario invernale la memoria va spesso ai decenni passati, cioè alla
storia quasi recente dell’isola. Sono finiti gli anni in cui vivevano in
continuità su Pianosa oltre mille persone: il direttore del carcere con gli
agenti, l’agronomo, i commercianti, i tecnici, i detenuti e molti ancora. La
vita scorreva operosa: i due alberghi ricevevano nuovi clienti ogni settimana,
le vie e le piazzette erano animate da persone in conversazione, la scuola
educava i bambini riuniti in più classi con orari differenziati, i negozi
vendevano i vari prodotti pianosini quali ortaggi, frutta, vino, latte,
formaggio, miele e carni varie. Il porticciolo proteggeva le barche da pesca
in avaria e lontane dalle tempeste. Nel Cimitero dei Reclusi e nel Cimitero
dei Civili si tumulavano i defunti di Pianosa. Nel territorio della colonia
penale agricola la vita scorreva
triste per gli agenti ma soprattutto per i detenuti, specialmente nel periodo
del terrorismo con il regime di dura segregazione. La domenica, nella chiesa
di S. Gaudenzio, le persone assistevano alla Messa con orario diverso ed
entrando da porte differenti, a secondo che fossero “civili” o
“detenuti”.
Ora
tutto è cambiato. Le giornate invernali passano lentamente e senza
particolari novità, con ritmi cadenzati dal suono delle campane, ogni
mezz’ora dal mattino al tramonto. L’isola vive la sua solitudine. Nei
prati coperti di fiori gialli spesso si vedono le Pernici rosse svolazzare
sull’erba e l’Upupa volare a sobbalzi.
Nel porticciolo, attorniato dalle grotte dove nel 1831 pernottarono il
Granduca Leopoldo II assieme alla sorella Arciduchessa Maria Luisa, nuotano
sovente i Cormorani. Affascinati da queste scene gli Agenti della
Penitenziaria, che si trovano in servizio sulla Motovedetta ormeggiata proprio
sotto le vecchie case costruite negli anni con l’avvento di Napoleone
all’Elba, fermano talvolta loro movimenti evitando i rumori e ammirando le
armonie della natura. Anche i detenuti impegnati a lavorare
nel paese, partecipano
serenamente a questi meravigliosi momenti.
Silenziosi proseguono a risistemare i muri, a pulire le strade e le
piazzette, a tagliare i rami secchi caduti dagli alberi, ma di tanto in tanto
vengono rapiti dalla poesia della natura osservati, a distanza, dal Falco
pellegrino dal Gruccione. E’
difficile incontrare altre persone a Pianosa in inverno. Gli operai del Comune
si vedono ogni quindici giorni e nei casi di forte emergenza. Il servizio del
Corpo Forestale si svolge con fasi alterne soprattutto nel territorio della
ex-colonia penale agricola
Volgendo
lo sguardo sulla collina che sovrasta Cala dei Turchi si vede il bianco faro
di Pianosa, imponente ed austero, che di notte illumina il mare circostante
per molte miglia e permette di navigare in sicurezza. Nelle notti senza vento
e con la luna piena, l’isola appare senza vita e le verdi distese
pianeggianti risplendono di una luce argentata. Ascoltando con attenzione si
può però sentire il leggero ritmo delle onde del mare e il fruscio delle
lepri, dei fagiani e di qualche grosso topo di campagna, mentre col silenzio
più assoluto crescono le piante rigogliose in un ambiente sempre più
selvaggio. Il Cisto, il Ginepro, il Mirto e il Pino d’Aleppo avanzano
lentamente sul territorio. La natura pian piano prende il sopravvento
sull’uomo in assenza di vita operosa e creativa, capace di far vivere i
cuori con alterni sentimenti. L’alba di ogni nuovo giorno, a Pianosa, porta
profondi pensieri di speranza e trepide attese di tempi migliori.